C’è sempre una speranza

La fertilità è una questione (sempre) più delicata che non si sminuisce definendola “la possibilità di avere un bambino”. Ormai ogni coppia decide di mettere su famiglia, seppur il boom delle nascite sia finito e trovandoci in una “stasi demografica”, i tassi di fecondità sono al minimo storico: una media di 2,4 per coppia nel 2017 (la media più bassa è assegnata a Cipro con 1 figlio per coppia). Ovviamente tale calo è causato da vari fattori esterni, come l’economia. Secondo un rapporto “Understanding Fertility” di Raconteur, in Gran Bretagna,
1 coppia su 6 ha difficoltà a concepire e molto probabilmente chi rientra nella fascia d’età tra i 25 e i 45 anni conosce qualcuno che si sta
sottoponendo a terapie di fertilità. Per coppie che desiderano creare una famiglia si intende sia donne impossibilitate a concepire un bambino per diversi motivi sia coppie dello stesso sesso.  Attualmente ci sono vari modi per concepire un bambino, al di fuori di quello “classico”: dal 1978 è presente la nascita tramite la fecondazione in vitro  (sono nati 8 milioni di bambini con questa tecnica nel corso degli anni), il congelamento d ovuli e l’ovodonazione, ecc.. Si può definire l’ultimo decennio come “nuova era della medicina della fertilità”.

– ovuli e ovulazione: “l’orologio biologico” è l’ossessione costante di chi aspetta il momento giusto per concepire. La riserva di ovuli durante l’età, ovviamente, diminuisce; quindi diminuisce anche la possibilità di concepire che non è legata solo al numero ma anche ad eventuali anomalie genetiche che emergono nel corso degli anni. Quindi ci sono più possibilità ?(che gli ovuli siano geneticamente a norma, salvo eccezioni)? prima che una donna raggiunga i 35 anni. Quando una donna nasce ha (un?), due milioni di ovuli nell’utero, al raggiungimento dell’adolescenza ne rimangono 300.000/400.000 e nel corso della vita diminuiscono  fino ad arrivare a circa 400. In poche parole le donne ovulano meno dell’1% della loro riserva ovarica iniziale, lo scopo della fecondazione in vitro consiste nel salvare alcuni di quegli ovuli che sarebbero destinati a morire.

– quantità di spermatozoi: uomo e donna concorrono alla pari alla buona riuscita della gravidanza, infatti alcuni uomini hanno “spermatozoi anormali”. (Significa al posto di ovvero) che la quantità di spermatozoi è insufficiente per fecondare l’ovulo. Ciò può nascere da infezioni, deficit di produzione ormonale e via dicendo.

– l’aumento del ricorso a tecniche di preservazione della fertilità: se pur queste tecniche siano scelte da coppie con difficoltà di concepimento, ci sono donne che decidono di sottoporsi a trattamenti mirati per preservare la fertilià tramite il congelamento degli ovuli. Magari perchè poi dovranno sottoporsi alla  chemioterapia o più semplicemente perchè si sono concentrare sulla carriera o altri fattori che hanno ritardato il proprio desiderio di maternità, riducendo le possibilità di avere un bambino. Altre donne lo fanno per “prevenzione” non tutte hanno un partner e aspettando quello “giusto” la fertilità può diminuire, per quanto sia importante l’età degli ovuli, l’utero non ha età e ci sono sicuramente possibilità concrete di mettere su famiglia.

– fecondazione in vitro all’estero: in ogni paese variano costi e legislazioni perciò spesso si ricorre ad una “fecondazione transnazionale”, ad esempio, in Germania, in Italia e in Austria è illegale l’ovodonazione o in altri la lista d’attesa è eccessivamente lunga sia per donare che per il test dell’ovulo per accertarsi le condizioni di essi, invece  la Spagna è liberale in materia dove la donazione dei gameti (spermatozoi e ovociti) è consentita dal 1988.

nuove scoperte che cambieranno la medicina della fertilità?  per garantire il più alto tasso di successo della fecondazione in vitro sono state sviluppate tecnologie di selezione degli embrioni, viene chiamato “screening genetico pre-impatto”. Quest’ultimo aiuta a concepire un bambino sano, escludendo malattie specifiche. Si cerca ancora oggi di migliorare la qualità dell’ovocito e ridurre il processo di invecchiamento delle ovaie, un altro studio ad esempio si occupa del DNA danneggiato che può verificarsi dopo il 35 anni, tale tecnologia intende usare cellule staminali per migliorare la qualità dell’ovulo. In conclusione, come sempre la prevenzione serve notevolmente ad aiutare la fertilità e i progressi tecnologi sono davvero a portata di mano e dietro l’angolo.