Musica – dal greco μουσική, l’arte delle muse

Rock, metal, pop, gospel, jazz, blues, country, classica, rap, house, techno, reggae… chi più ne ha più ne metta e più ne componga: la verità è che la musica è soltanto una. È un campo aperto, vasto e ricco di melodie per le nostre menti, per qualsiasi genere di situazioni. Potrebbe essere considerata un’astrattezza: un’ emozione che cresce e diventa un sentimento; oppure una concretezza: un insieme di suoni rappresentati da delle semplici onde su un apparecchio, che insieme compongono una dolce melodia. Dolce, amara, aggressiva, calma, paranoica, sicura. Se volessimo guardarla con gli occhi di un sognatore potremmo pensare che sia come un essere umano, perché tutte le sue sfaccettature e composizioni parlano delle nostre paure, dei nostri amori, dei nostri cari, delle nostre speranze. Ai tempi del Regno d’Egitto addirittura si pensava che fosse un dono del dio Thot.
Senza dubbio esiste e anche se non possiamo toccarla, possiamo sentirla, in entrambi i significati che quest’ultima parola può assumere. Ci accarezza, ci coccola e ci distrae, ci fa ballare e divertire ed è presente sia quando piangiamo che quando ridiamo. C’è quando noi la vogliamo, più o meno alta, più o meno rumorosa in base a quali pensieri ci frullano nella testa e a quante farfalle ci svolazzano nello stomaco.
La musica è un’arte e come tale per essere bella ci deve emozionare.
Alcuni studiosi ipotizzano che la nostra compagna sia nata insieme al paleolitico, nel quale gli esseri umani cominciarono a riprodurre i suoni ritmici della natura, come il suono del galoppo o il battito di un cuore attraverso mani e piedi, che si trasformarono in strumenti sempre più complessi e lavorati nel corso dei secoli, come uno saxofono. In antichità, quando non c’era la possibilità di memorizzarla su un cellulare o su un CD, poteva essere ascoltata in una cerimonia religiosa o nei momenti di svago di coloro che potevano permetterselo.
Oggi invece si potrebbe dire che la musica sia tascabile, possiamo godercela anche in mezzo ad altre persone, senza subire lamentele, grazie a semplici auricolari. Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus il 98,5% dei ragazzi tra i 13 e i 19 anni ascolterebbe musica regolarmente e, di questa percentuale, il 39% ascolterebbe un po’ di tutto. Il che è solo un bene perché in nessun ramo della nostra vita dovremmo essere statici, dato che tutto ciò che ci circonda è in continua evoluzione ed influenza la nostra essenza. Un grande esempio del “un po’ di tutto” è il così detto Re del Rock and Roll: Elvis Presley, detto anche “Elvis the Pelvis” (Elvis il bacino) perché durante le sue esibizioni scandalizzò ecclesiastici e genitori (dei ragazzi che in seguito alla sua esplosione negli anni ’50 iniziarono ad ammirarlo) con movimenti del bacino ritenuti, all’epoca, volgari. Elvis spaziò la sua musica appunto dal Rock and Roll (Elvis Presley, il suo primo album, del quale furono vendute oltre un milione di copie per la prima volta nella storia), al pop e alla musica natalizia (Elvis’ Christmas Album), al gospel (His Hand in Mine). L’abbondanza nell’utilizzo di diversi generi lo portò anche a mescolarli, come fa in Good Times, unendo rock, blues, country e pop. In tanti seguirono il suo esempio fino ad oggi, come conferma basterebbe dare un’occhiata ai Red Hot Chili Peppers, anche solo al loro ultimo album (The Gateaway, pubblicato il 17 giugno 2016), che durante la loro carriera hanno mescolato funk e rap insieme ad alcuni sottogeneri del rock già precedentemente uniti con punk, pop, alternative e hard rock. Fino ad ora è stato citato probabilmente nemmeno l’1% dei generi e sottogeneri che esistono in un’arte tanto soggettiva come la musica, dalla quale ci sono maree di oceani da imparare e soprattutto da ascoltare, per questo vi consigliamo vivamente di allargare i vostri orizzonti musicali in modo da estendere sempre di più la vostra visione del mondo ed essere sempre in continua crescita mentale. Perché uno dei messaggi più importanti che possiamo cogliere dalla musica è proprio quello di non limitare il “noi” di oggi e quindi di svegliarci domani ed esplorare, cambiare, imparare, dare una possibilità allo sconosciuto e rendere il “noi” di domani migliore.