Articolo noioso sulla mafia

Perché stai leggendo? Non farlo, te ne pentirai. In fondo è solo un articolo sulla mafia, non ti interesserà: meglio leggere di argomenti più leggeri. Chi vuole veramente parlare di mafia, in fondo?

Io non vorrei. Ma devo.

Devo perché di mafia dobbiamo parlarne. Perché dei problemi si discute, come è successo il 18 ottobre al Piccolo Teatro “Strehler” di Milano. Centinaia di studenti da tutta la provincia per parlare di quell’argomento che nessuno vorrebbe affrontare: la mafia.

Ci aspettava un dialogo tra Alessandra Dolci, magistrato a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, e Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta che spesso si è occupato del tema, moderato dal cronista Cesare Giuzzi.

La discussione è subito iniziata smentendo un’affermazione del prefetto di Milano di una decina di anni fa: “La mafia al Nord non esiste”. Mai nulla di più falso secondo la magistrata: già dal 1956 la ‘ndrangheta è presente al nord.

Sicuramente si è sempre parlato poco dell’argomento. Questo perché, afferma Dolci, il Nord si è sempre sentito superiore e ha avuto più volte la tendenza a non voler sporcare il nome e l’immagine di Milano con eventi legati all’ambiente mafioso. Perché “all’industrioso Nord” non deve essere associata l’immagine della lupara.

Ma questa immagine non sarà mai associata al Nord, perché qui la mafia è diversa: si parla giustamente di “mafia dei colletti bianchi”. “La ‘ndrangheta ha un volto buono, non fatevi ingannare” avverte la magistrata. Innumerevoli, infatti, i casi di imprenditori cascati nel fenomeno proprio perché hanno accettato offerte sospettosamente troppo vantaggiose, senza farsi domande. Spesso nel settore dei rifiuti, ma non solo.

Un esempio è giusto dietro l’angolo. Il comune di Sedriano, infatti, è stata commissariato per mafia qualche anno fa. Tra i motivi l’arresto del sindaco del paese (all’epoca anche professore di religione nella nostra scuola), poi assolto, per “favori” concessi a esponenti del clan dei Musitano, nota famiglia mafiosa attiva tra Calabria, Buccinasco e Bareggio.

Proprio vicino a Bareggio è stato inoltre chiuso il “Garden”, il vivaio di fronte al Bennet di Sedriano, di proprietà di un parente dei Musitano che avrebbe usato la società, affermano gli inquirenti, per riciclare il denaro proveniente dalle attività criminali.

La stessa ‘ndrina, così si chiamano i clan legati alla ‘ndrangheta, è da decenni legata al territorio: negli anni ottanta il boss della famiglia, Rocco Musitano, fu ucciso a colpi di mitra a pochi metri dalle scuole medie di Bareggio. Quasi quarant’anni sono passati e rimangono ancora mafiosi impuniti.

Qualcosa però può essere fatto, afferma Borrometi. Prestare attenzione a come si rappresenta la mafia nei media, infatti, è fondamentale: opere come “Gomorra” trasmettono immagini lontane dalla realtà, che spingono i più giovani all’emulazione e narrano il fenomeno mafioso da una prospettiva accattivante per lo spettatore ma pericolosa per la società.

Ciò che, invece, la magistrata augura a tutti gli studenti è di “essere curiosi”, perché solo la curiosità può spingere comuni cittadini quali siamo al contrasto della mafia, con gesti comuni. Gesti come informarsi attentamente sui fatti, sulla provenienza dei prodotti, sugli avvenimenti locali.

Gesti che portano ad azioni consapevoli, che tutti possiamo compiere per liberarci finalmente di questa piaga chiamata mafia.