Alberto Amodeo: “Un campione nella vita”

Il 17 febbraio 2022, i ragazzi del IIS E. Alessandrini-Mainardi hanno incontrato Alberto Amodeo, un ragazzo di 21 anni che ha una grande storia da raccontare: un campione paralimpico di nuoto, vincitore di un argento a Tokyo 2020 nella disciplina dei 400 metri stile libero.

L’incontro, seguito in presenza da tre classi e da tutte le altre online, si è sviluppato attorno ad alcune domande poste dai ragazzi in Aula Magna, riguardanti due argomenti: la vita privata del giovane atleta, le sue scelte e le sue difficoltà e le domande tecniche legate allo sport.

La vita di Alberto Amodeo, come quella di molti grandi campioni paralimpici, si divide in un prima e un dopo e la linea di confine per lui è tracciata quando ha solo 12 anni: Alberto resta vittima di un gravissimo incidente, avvenuto in una cava: un avvenimento che cambia la sua vita. Si può dire davvero che sia salvo per miracolo e a quel punto per lui inizia una lunga degenza, quindi la riabilitazione. Dopo i primi drammatici momenti in ospedale, dove il ragazzo ha lottato per la vita, Alberto esce dalla situazione più critica, ma purtroppo il giovane subisce l’amputazione dell’arto inferiore destro. Il lungo e travagliato percorso di riabilitazione durerà altri nove mesi, dopo i primi tre in cui è bloccato nella stanza d’ospedale.

La salvezza per Alberto arriva non solo grazie allo straordinario lavoro dell’equipe di medici che lo hanno salvato, con i quali l’atleta ha mantenuto stretti rapporti, definendoli una “seconda famiglia”, ma anche grazie all’importantissimo sostegno ricevuto da parte di genitori, amici e compagni sia di scuola che di nuoto.

Amodeo, già amante del nuoto e della pallanuoto sin da bambino, ha trovato nel nuoto paralimpico la speranza di rinascita. Così, superato il momento più difficile, arriva la fase del riscatto. Nel 2020, infine arrivano i primi importanti risultati agli Europei, quindi lo storico argento paralimpico nei 400 metri stile libero a Tokyo. Questo grande successo però pone le sue radici nel duro lavoro che Alberto ha compiuto nei mesi precedenti alla grande gara di Tokyo; lo sforzo fisico logorante e la frequente presenza di momenti critici non hanno fermato la galoppata verso la meta. L’aiuto da parte dei compagni di squadra come Simone Barlaam, Federico Morlacchi e Riccardo Cardani è stato fondamentale perché lo ha sostenuto e aiutato a presentarsi in perfetta forma alla gara in Giappone.

La gara di Amodeo nei 400 metri stile libero è stata a dir poco perfetta, una prestazione esemplare e ben gestita dall’atleta di Abbiategrasso. Fin dai primi istanti Amodeo ha adottato una strategia di conservazione delle energie che lo ha portato ad avere un’ottima costanza per tutta la durata della gara. Il campione ricorda soprattutto che nell’ultima virata vide l’avversario russo e pensò: “Ok, se c’è lui sono messo bene”. Quando si accorse che sul bordo tutto lo staff della nazionale stava saltando, poiché erano tutti felicissimi, pensò che fosse un buon segnale. Poi una volta arrivato al traguardo, si accorse di aver conquistato il secondo posto e in quel preciso istante l’euforia del momento lo inondò e lui impazzì di gioia!

Questo incontro per me è stato di fondamentale importanza, siccome si è trattato un tema spesso accantonato e poco considerato tra noi adolescenti: il tema della disabilità. Molto spesso si prova disagio davanti a un disabile, non si sa come sia corretto comportarsi e spesso si sceglie di ignorare la persona, ma la storia di Alberto Amodeo è densa di valori educativi, che meritano di essere indagati in profondità e insegnati ai giovani. Alberto Amodeo rimarrà nei nostri cuori come quel ragazzo è riuscito a far fronte alla sua disabilità e che riesce ogni giorno a confrontarsi con essa senza farsi condizionare, stupisce l’energia che lui emana, la voglia di fare, la simpatia, il buonumore e la grande voglia di vivere. Non c’è in lui rabbia o risentimento, non si sente un ragazzo sfortunato, in difetto, ma anzi contagia tutti con la sua grande vitalità e con il suo sguardo positivo sull’esistenza.

Il momento più emozionate dell’incontro si è avuto quando Alberto ha mostrato, con grande sorpresa da parte dei presenti, il simbolo della sua vittoria: la medaglia d’argento proveniente direttamente da Tokyo. Il campione ci ha spiegato il significato delle tre gocce presenti sulla medaglia paralimpica: la prima goccia è simbolo del corpo, la seconda della mente e la terza dello spirito.

Dopo il piacevolissimo incontro, il campione paralimpico si è trattenuto affettuosamente con i giovani studenti che avevano preso parte all’incontro e altri che approfittando dell’intervallo sono scesi a salutarlo e dopo aver scattato qualche fotografia e firmato qualche autografo, ci ha salutato.

In quell’aula ci siamo trovati di fronte a un ragazzo vincente, che ha vinto sia in vasca che nella vita, grazie al suo coraggio e alla sua profonda determinazione l’impossibile è diventato possibile. Alberto Amodeo ci insegna che “Dove non arriva il corpo arriva la mente. Dove non arriva la mente arriva lo spirito”.

Siamo tutti con te, tifiamo per un’altra medaglia ai prossimi campionati di nuoto paralimpico a giugno a Madeira! Vai Alberto!

Alessandro Checchia 3^bl