Salmo: “Playlist” e l’evoluzione dell’artista

-Entro, spacco, esco, ciao.-

E’ esattamente così che ha fatto Maurizio Pisciottu, in arte Salmo, con il suo ultimo album Playlist uscito nei negozi e in tutti gli stores digitali il 9 Novembre, acclamato ed esaltato dalla maggior parte dei fan, e non, dell’artista, ed è proprio a causa di questo “mood” poco serio, molto arzillo ed ironico che io, fra altri tradizionalisti della musica di Salmo, non ho apprezzato a pieno quest’ultimo disco, ma andiamo ad analizzarne con più precisione i motivi e l’evoluzione che ha avuto l’artista.

Gli album ufficiali dell’autore ad oggi sono cinque (senza contare s.a.l.m.o. Documentary ed Hellvisback Platinum che contengono le tracce degli album precedenti ad essi, ma in versione Live) ed ognuno di essi ha una peculiarità che lo rende particolare e lo differenzia dagli altri, il primo, The Island Chainsaw Massacre, è il più rude e crudo con tracce forti e dirette; Death USB, che rappresenta una svolta sia per Salmo, il quale si trasferisce a Milano dalla sua amata Sardegna, che per la musica, la quale comincia a passare ai formati portatili su USB; Midnite, quello che contiene forse le tracce più famose ed iconiche dell’artista; Hellvisback, chiaramente ispirato ad Elvis Presley il cui stile viene preso e mescolato a quello di Salmo, e Playlist in cui Salmo oltre che a rappare come al suo solito, per allargare il target dei suoi pezzi verso nuovi fans, decide di cantare, creando pezzi con strofe un po’ troppo melodiche che rispecchiano ben poco le impronte hardcore che presentano tutti i precedenti dischi.

Una delle più conosciute ed apprezzate delle caratteristiche di Salmo è sicuramente quella di mettersi sempre e comunque contro tutti, criticando e “dissando” come solo lui sa fare, questa peculiarità è ovviamente presente anche in Playlist, ma con un nuovo modus operandi per quanto riguarda alcune tracce come “90 MIN”,”Perdonami” e “Ricchi e Morti” nelle quali Salmo rappa con uno stile che rappresenta il soggetto della critica, stravolgendo di conseguenza il suo personale e caratteristico. Un rapido esempio è la sopracitata “Perdonami” nella quale se la prende con i Trappers, ma facendo trap a sua volta, sicuramente geniale, ma musicalmente troppo diverso confrontato con le tracce dei precedenti album nei quali si limitava a rappare; questo discorso vale per la maggior parte delle tracce di quest’ultimo disco che per questo motivo mi sento di posizionare in fondo alla mia personale classifica degli album di Salmo.

Possiamo quindi dire addio al buon vecchio Salmonlebon crudo, aggressivo ed hardcore, per questa nuova versione di lui più melodica e “caciarona”? Io personalmente penso proprio di si, ma per scoprirlo non possiamo far altro che aspettare.

A tutti voi che avete apprezzato questa sua ultima opera auguro un buon ascolto e a coloro che, come me, ne sono rimasti delusi beh… sappiate che non siete soli.