Il ruolo dell’Arma dei Carabinieri nel contrasto al terrorismo internazionale

Promosso dall’U.S.R. Lombardia in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri in occasione del raduno nazionale di Milano dell’A.N.C. di giugno 2016

L’Arma ha da poco celebrato il suo bicentenario: la sua storia, infatti, risale al 1814, quando Vittorio Emanuele I di Savoia, al termine di un soggiorno trascorso a Cagliari, decise di istituire una nuova forza militare. Si trattava del “Corpo dei Reali Carabinieri”.

Il nuovo corpo fu impiegato sul campo per la prima volta in occasione della battaglia di Grenoble, nel corso dell’ultima campagna militare contro Napoleone Bonaparte.

Successivamente, durante il periodo del Risorgimento, l’Arma ebbe un ruolo di primo piano nel conseguimento dell’unità d’Italia. Molti furono i compiti che le vennero affidati: assicurare la protezione del Re in battaglia, combattere gli avversari sul campo e affrontare forze nemiche provenienti dall’estero. I carabinieri diedero prova di grande coraggio a Pastrengo, durante la prima guerra d’indipendenza, quando respinsero gli austriaci effettuando la famosa carica a cavallo.

In tutte le successive vicende storiche i carabinieri giocarono un ruolo di grande importanza, adempiendo a compiti di scorta, polizia militare ed intelligence.

Realizzata l’unità d’Italia, il Corpo continuò l’eccellente lavoro di difesa in patria e affrontò per la prima volta missioni al di fuori dei confini nazionali.

Nel corso della Prima guerra mondiale i carabinieri furono principalmente utilizzati nel loro ruolo di polizia militare e fu loro affidato l’ingrato compito di fucilare i soldati che dimostravano viltà sul campo. Al termine del conflitto, in onore dei 1423 carabinieri caduti, venne concessa alla bandiera dell’Arma la sua prima medaglia d’oro al valore militare.

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Targa Premio del concorso

Nei primi anni del dopoguerra, numerosi furono i tumulti dovuti alle forti contrapposizioni politiche tra la sinistra, ispirata dalla Rivoluzione russa, e il fascismo nascente. Spettò ai carabinieri proteggere i cittadini e mantenere l’ordine pubblico: per farlo costituirono i battaglioni mobili, reparti specializzati nella repressione delle manifestazioni violente.

Mussolini, una volta salito al potere, cercò di mettere in ombra il ruolo dell’Arma istituendo una Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e sciogliendo i battaglioni mobili.

Questi anni furono segnati anche dalla lotta contro la mafia siciliana, in occasione della quale i carabinieri diedero prova di grande intelligenza investigativa.

Durante la Seconda guerra mondiale i carabinieri furono impegnati a combattere su vari fronti: Africa Orientale e Settentrionale, Russia, Grecia e Balcani. In seguito alle dimissioni di Mussolini, fu l’Arma stessa a tenerlo in arresto sul Gran Sasso fino alla sua liberazione ad opera di paracadutisti tedeschi.

In questo clima teso e confuso alcuni carabinieri, dietro la veste istituzionale, erano anche partigiani e fiancheggiavano o guidavano intere formazioni, contribuendo in tal modo alla Resistenza. Alla fine della guerra, proprio per quest’ultimo merito all’Arma fu conferita la terza medaglia d’oro al valore militare.

Nel periodo seguente i carabinieri si scontrarono con profondi problemi di organizzazione interna, dovuti allo smembramento e al generale indebolimento dell’Arma operato da Mussolini. Dopo il referendum del 1946, il Corpo prese ufficialmente il nome di “Arma dei Carabinieri”.

A causa del gran numero di armi ancora in circolazione, il dopoguerra fu segnato da numerosi episodi di violenza. Per far fronte alle bande separatiste e mantenere la sicurezza pubblica furono ricostituiti i battaglioni mobili.

Una data simbolica per i carabinieri è l’8 dicembre 1949, giorno in cui il Papa proclamò la Madonna Virgo Fidelis patrona dell’Arma.

Un’importante svolta avvenne nel 1962, quando Giovanni di Lorenzo fu nominato comandante generale dell’Arma. Egli avviò un’opera di riorganizzazione del Corpo, iniziata con l’”uniformazione delle uniformi” e proseguita con la semplificazione dell’amministrazione e della burocrazia. A lui si deve la nascita delle “gazzelle”; egli fu anche il primo ad intuire l’importanza dell’utilizzo degli elicotteri per assolvere compiti di ordine pubblico.

Negli anni Settanta e Ottanta l’Arma fu impegnata nella repressione del terrorismo eversivo. La nascita del nucleo speciale antiterrorismo risale al 1974, in seguito ad un rinnovo della struttura organizzativa volto a contrastare al meglio la nuova minaccia. Il reparto speciale, in pochi mesi, sgretolò completamente l’organigramma brigatista, arrestandone anche i capi storici.

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Dall’incontro annuale con l’Arma dei Carabinieri

Sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, i carabinieri riuscirono a catturare alcuni tra i più influenti capi corleonesi, tra cui Totò Riina, boss indiscusso di Cosa nostra.

Fino al 2000 l’Arma era parte integrante dell’Esercito Italiano, ma, per effetto dell’articolo 1 della legge delegata, nel marzo di quell’anno i carabinieri sono stati elevati a forza armata autonoma nell’ambito del Ministero della difesa. (1)

In tempi recenti si è reso più frequente l’operato dell’Arma all’estero. Essa vanta una tradizione di partecipazione ad interventi umanitari e di supporto alla pace risalente alla Guerra di Crimea del 1855, durante la quale i carabinieri prestarono assistenza e soccorso alla popolazione civile. Da allora l’Arma partecipa alle missioni di pace e di contrasto al terrorismo sotto l’egida dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), della NATO (North Atlantic Treaty Organization) e dell’Unione Europea.

Con il passare del tempo, agli impegni di natura militare e di supporto alle altre Forze Armate si sono aggiunti quelli di osservazione sul rispetto dei diritti umani, di supervisione e addestramento delle forze di polizia locali e di mantenimento o ripristino dell’ordine e della sicurezza pubblica.

Per quanto riguarda le principali missioni ONU, nel 2006 l’Arma ha schierato una Compagnia di Polizia Militare a Tibnine ed una unità per attività tecnico-investigative a Naqoura, città entrambe situate in Libano.

L’Arma è presente anche a Cipro dal 2005, dove svolge compiti umanitari e di assistenza alla polizia locale, nonché di controllo della “zona-cuscinetto” che separa Turchia e Grecia.

Inoltre, in seguito al terremoto avvenuto ad Haiti nel gennaio 2010, i carabinieri hanno impiegato una FPU (Formed Police Unit) incaricata di istituire una Polizia locale e ristabilire l’ordine pubblico.

Le missioni NATO costituiscono il maggiore impegno operativo e logistico dell’Arma.

Essa è presente dall’agosto 1998 in Bosnia con un reggimento MSU (Multinational Specialised Unit) e dal 1999 in Kosovo, dove svolge compiti di controllo sul territorio.

Il successo di tale reggimento ha suscitato l’interesse di numerosi Paesi europei ed extraeuropei, che hanno chiesto di poter contribuire con il proprio personale all’Unità, accrescendo così i suoi ranghi e la sua importanza.

Dal 2008 inoltre l’Arma è presente in Afghanistan al fine di addestrare la polizia locale.

Per quanto concerne le missioni di osservazione è significativo l’apporto dell’Arma in Palestina, dove i carabinieri sono presenti dal 1996 con l’incarico di controllare che venga rispettato l’accordo firmato tra Israele e l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), in modo da favorire il delicato e difficile processo di pace arabo-israeliano.

Personale dell’Arma viene impiegato anche nella Repubblica Democratica del Congo per addestrare la polizia locale, in Georgia e ad Haiti, dove offre assistenza alla popolazione. (2)

Dunque l’Arma dei Carabinieri, oltre ad occuparsi della sicurezza in patria, svolge una funzione estremamente importante anche nel resto del mondo, collaborando con le grandi organizzazioni al fine di riportare pace, ordine e sicurezza alle popolazioni colpite da guerre, calamità naturali e attacchi terroristici.

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Dall’incontro annuale con l’Arma dei Carabinieri

A tale proposito è necessario sottolineare che uno degli incarichi di maggior rilevanza, soprattutto negli ultimi anni, affidati all’Arma è proprio la lotta al terrorismo.

Il XXI secolo si è aperto con gli attentati dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e la dichiarazione di guerra al terrorismo lanciata dal presidente americano George W. Bush, che portò ai conseguenti attacchi militari in Afghanistan e Iraq.

Oltre agli scontri di opinione riguardo le cause e i possibili rimedi per questo terribile fenomeno, esiste oggi anche un conflitto riguardo la definizione stessa di “terrorismo”.

Questo concetto, infatti, è stato utilizzato per indicare diversi avvenimenti e si è dunque modificato nel tempo e adattato alle caratteristiche delle svariate ondate di violenza che si sono susseguite nel corso della storia: dal regicidio di Umberto I nel 1900  ai piccoli gruppi armati che agivano in clandestinità negli anni Settanta all’interno dei regimi democratici, fino alla violenza interculturale propria dei nostri tempi. (3)

Negli ultimi anni si è sviluppata una concezione “sociologica” di terrorismo secondo la quale questo sarebbe un atto violento e, soprattutto, intenzionale rivolto contro persone o beni materiali aventi una particolare importanza dal punto di vista culturale, finalizzato a diffondere il terrore nella collettività e determinato da ragioni politiche- che può avere  come fine anche  il sovvertimento delle istituzioni democratiche di uno Stato- o di carattere religioso. (4)

Talvolta l’obiettivo dei terroristi può anche essere quello di modificare le linee politiche di una nazione o di ottenere un certo impatto mediatico, al fine di creare un maggior disagio psicologico non solo nella popolazione colpita ma anche, sfruttando l’azione dei media, in quella mondiale. (5)

Affinché un attacco possa definirsi terroristico esso deve essere premeditato, deve implicare l’uso di violenza e deve essere attuato da uno o più individui ma non da un intero Stato.

Nella quasi totalità degli attacchi terroristici vengono utilizzate armi e molto spesso si ricorre all’impiego di materiale esplosivo, al fine di provocare più danni e un maggior numero di vittime.

Mettendo a confronto due anni, come il 2001 e il 2014, si può notare come siano cambiati gli obiettivi dei terroristi: mentre il 2001 è contrassegnato dall’attacco alle Torri Gemelle e quindi alla società occidentale, il 2014 vede come Paesi più colpiti quelli destabilizzati dal rovesciamento dei regimi precedenti in Medio Oriente. Attualmente, invece, l’offensiva di matrice islamica è tornata a rivolgersi verso l’Occidente.

Inoltre, nell’ultimo decennio sono esponenzialmente aumentati gli attacchi suicidi, praticamente inesistenti fino agli anni ’80 e rimasti isolati fino agli anni ’90. (6)

Negli ultimi anni l’aggressione terroristica alla società occidentale, perpetrata spesso attraverso l’organizzazione di sanguinosi attentati, ha indotto gli organismi legislativi a rivedere gli strumenti giuridici esistenti a riguardo. In Italia, ad esempio, sono state modificate alcune leggi, tra cui quella riguardante la perquisizione di edifici (art. 25 bis, comma 1, della legge 7 agosto 1992, n. 356): attualmente la norma consente agli ufficiali della polizia giudiziaria di procedere alla perquisizione di intere strutture o di parti di esse, quando si sospetta la presenza di terroristi o di armi, munizioni ed esplosivi ad essi appartenenti.

Inoltre sono stati messi a punto strumenti investigativi svincolati da un’eccessiva burocrazia e dunque in grado di agire rapidamente ed in modo efficace.

A causa dell’elevata pericolosità di questo tipo di indagini, agli operatori è consentito l’utilizzo di un’identità fittizia, di documenti di copertura e di beni mobili ed immobili al fine di preservare la propria incolumità ed eseguire al meglio i compiti di analisi e sorveglianza.

Queste attività, a causa della loro delicatezza e della professionalità richiesta, sono affidate a particolari organismi investigativi della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri specializzati nell’azione di lotta al terrorismo e al reparto della Guardia di Finanza che si occupa del contrasto al finanziamento di quest’ultimo.

Tali operazioni possono essere disposte dal Capo della Polizia, dai Comandanti generali dell’Arma e della Guardia di Finanza o da chi, su loro delega, ne fa le veci. ( 7)

L’organismo dell’Arma dei Carabinieri indirizzato alla lotta alla criminalità organizzata, all’eversione e al terrorismo è il ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), costituito il 3 dicembre 1990. (8)

Esso si occupa prevalentemente dell’aspetto investigativo, mentre il GIS (Gruppo di Intervento Speciale) è il reparto specializzato nell’azione ed interviene dunque concretamente durante le operazioni speciali.

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Dall’incontro annuale con l’Arma dei Carabinieri

Nel corso della nostra opera di ricerca e documentazione ci è stata offerta la straordinaria opportunità di intervistare un docente della nostra scuola, il vicepreside prof. Boldrini, ex-carabiniere, in merito alle attività svolte nei suoi anni di servizio. Egli ha risposto in modo esauriente a tutte le nostre domande e curiosità in merito all’Arma, al ruolo istituzionale che ricopre e ai valori che trasmette.

Per cominciare, abbiamo appreso della veridicità del detto secondo cui “chi è stato carabiniere lo sarà per sempre”. Infatti all’interno dell’Arma vengono trasmessi dei principi, un modo di interpretare la vita e una visione della società che modificano la persona nel profondo e scolpiscono una figura dotata di intraprendenza, esperienza e affidabilità: virtù, queste, che rimangono ben salde anche in seguito al congedo e si manifestano poi nella vita di tutti i giorni. Un altro modo di dire analogo è che “gli alamari vengono cuciti sulla pelle”.

Proseguendo, ci siamo chiesti le modalità con cui è diventato carabiniere. Il professore ha spiegato che era necessario superare, attraverso i comandi territoriali, delle selezioni a livello locale in cui viene analizzato ogni singolo aspetto della vita del candidato, dalle sue attitudini alla famiglia di provenienza. Un requisito fondamentale è che la fedina penale sia assolutamente pulita. Questo lavoro di indagine è volto a ricercare persone che possiedano dei valori e una visione della vita compatibili con quelli dell’Arma. Dopo un addestramento della durata di 12 mesi come carabiniere ausiliario, ci si sottoponeva a un’ulteriore selezione per accedere al corso per allievi carabinieri o sottoufficiali, che terminava con una serie di esami, superati i quali si otteneva la qualifica di carabiniere o vicebrigadiere.

Rievocando episodi tratti dalla sua esperienza, il professore ha poi introdotto un aspetto particolarmente rilevante nell’attività di un carabiniere: la “necessità operativa”, un’ottica secondo la quale si vive il momento non come lavoro bensì come servizio alla comunità. Di conseguenza i turni e gli orari di servizio esistono solo formalmente e la risoluzione di problemi o il completamento di operazioni acquisiscono una priorità assoluta.

In merito ai valori portanti dell’Arma non si può non parlare della grande solidarietà e coesione tra i suoi membri. La condivisione di un simile percorso porta solitamente alla formazione di rapporti di tipo personale, che possono essere poi consolidati, come nel caso del nostro intervistato, da anni di collaborazione esterna. Gli eventi annuali organizzati dall’Associazione Nazionale dell’Arma dei Carabinieri favoriscono inoltre il mantenimento dei contatti fra tutti coloro che hanno prestato servizio.

Abbiamo poi chiesto al prof. Boldrini se consiglierebbe ad un giovane di intraprendere il percorso di arruolamento nell’Arma. La risposta è stata ovviamente affermativa, poiché oltre ad essere una bellissima esperienza arricchisce enormemente la persona dal punto di vista  professionale e umano. Non è da sottovalutare nemmeno il fatto che molte delle nozioni apprese durante il servizio possono rivelarsi di grande utilità nella vita di tutti i giorni, come la capacità di osservare situazioni e trarne conclusioni logiche o di interpretare le motivazioni dietro a certi comportamenti individuali.

Il discorso si è infine spostato sulla percezione che i cittadini hanno dell’Arma, la quale risulta essere una delle istituzioni in cui la popolazione ripone più fiducia. La sua caratteristica fondamentale, che la rende unica rispetto alle altre forze di polizia, si individua nella territorialità, ovvero nella sua distribuzione capillare sul territorio al fine di assicurare una buona velocità di intervento. E’ proprio questa vicinanza alle persone e ai problemi della quotidianità che ha contribuito a farle guadagnare la stima e il rispetto dei cittadini.

Inoltre l’Arma ha combattuto in prima linea, pagando un alto prezzo di sangue, durante gli anni del terrorismo ed è sempre stata vicina alla popolazione contro le catastrofi naturali che hanno colpito il nostro Paese, come il terremoto di Messina del 1905.

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Dall’incontro annuale con l’Arma dei Carabinieri

Un discorso a parte merita poi la figura del carabiniere, oggi largamente rappresentata nei mezzi di comunicazione di massa, in particolare nel cinema e nella televisione, dove appare come una presenza vicina al cittadino. Ciò su cui si vuole indirizzare l’attenzione è che il carabiniere non è soltanto un’anonima divisa, bensì un individuo che possiede una propria umanità, fatta di virtù e debolezze, e al tempo stesso rappresenta i valori cardine di un Paese che ha da sempre cercato di valorizzare il lavoro dell’Arma.

Quella del carabiniere è per l’Italia una figura emblematica, che si compone di una serie di icone culturali, rappresentazioni e raffigurazioni con cui viene vista ed interpretata popolarmente. L’uniforme, la fiamma, la “gazzella” sono immagini impresse nel vissuto italiano con una tale forza che permettono all’Arma di rappresentare un simbolo agli occhi dei cittadini nello scorrere della loro vita quotidiana, nei libri, nella televisione e negli altri media.

In particolare, nel cinema i carabinieri sono stati raccontati mettendo in evidenza le loro doti di lealtà, professionalità e umanità, qualità che li hanno fatti sentire come accanto ai cittadini. Questo ha comportato il riconoscimento dell’uniforme come autorità, senza intaccare la simpatia di cui essi godono tra la gente. (9)

Tuttavia è vero che una certa fetta della popolazione vede nelle forze dell’ordine uno strumento repressivo, dedito ad interporre ostacoli alla libertà personale.

Per farci un’idea più accurata di come il lavoro svolto dall’Arma sia percepito dai cittadini ci siamo presi la libertà di condurre una piccola inchiesta su un campione di cento persone.

I risultati ottenuti sono incoraggianti: 93 persone hanno dichiarato di apprezzare il lavoro svolto dall’Arma e di stimare e rispettare la figura del carabiniere; 5 persone hanno espresso un parere negativo, sostenendo che i carabinieri approfittano del loro potere e dunque non sempre sono onesti; infine 2 persone si sono astenute dal rispondere alla domanda.

I principali commenti rilasciati da alcuni degli intervistati lodano l’efficienza dell’Arma, oltre al coraggio, al senso del dovere e all’abnegazione di chi ne fa parte.

In generale si può affermare che il ruolo dei carabinieri è apprezzato dalla popolazione italiana anche se talvolta, probabilmente a causa dei numerosi fatti di cronaca che alimentano inconsapevolmente dubbi e preoccupazioni, i cittadini richiedono che venga trasmesso loro un maggior senso di sicurezza. In ogni caso è innegabile che l’Arma svolga un significativo lavoro di prevenzione mirato a rassicurare e liberare i civili dalla paura.

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Dall’incontro annuale con l’Arma dei Carabinieri

Per concludere possiamo affermare che, grazie alle conferenze e agli eventi organizzati in ambito scolastico che hanno visto la partecipazione dell’Arma, abbiamo avuto l’opportunità di approfondire le nostre conoscenze in modo diretto e coinvolgente. L’opera di informazione e sensibilizzazione svolta dal corpo dei carabinieri contribuisce a rafforzare la fiducia degli Italiani in una forza armata che  tutto il mondo ci invidia.