Il rumore dei tuoi passi

<<Io non ci posso stare senza di te>>”, mi diceva.
Quando faceva così mi si stringeva la gola, e lasciavo perdere. Poi si addormentava abbracciato a me, e mi passava la voglia di scoprire se sulle braccia portava i segni dell’ago.
Il rumore dei tuoi passi (2012) è un libro scritto da Valentina D’Urbano, una giovane autrice romana che mi ha letteralmente strappato le lacrime dagli occhi, causate da 320 pagine di pura tristezza e malinconia, un miscuglio di emozioni forti e taglienti. Questi sono i motivi per cui questa storia, che racconta le vite intrecciate di due ragazzi che si sono fatti tanto male quanto il bene che si volevano, è diventata la mia preferita.
Camminavamo in sincrono, con lo stesso identico passo sciatto e ciondolante.Avevamo le stesse espressioni facciali, le stesse abitudini, gli stessi gesti nervosi. Stropicciarsi gli occhi con gli anulari. Tormentarsi il labbro superiore con i denti. Massaggiarsi il sopracciglio destro, quello dove lui aveva la cicatrice. Il modo di ridere, quello di mangiare, anche la posizione in cui dormivamo era la stessa, ma questo lo sapevamo solo noi.”
I due protagonisti sono Beatrice e Alfredo, due bambini cresciuti durante gli anni di piombo, due ragazzi che hanno passato dodici anni attaccati l’un l’altro come l’unghia nella carne. Vivevano nella Fortezza, un quartiere degradato in cui i genitori di Beatrice hanno occupato abusivamente uno degli appartamenti appena costruiti, così come tanti altri, perché la povertà era tanta quanto il bisogno di avere un lavoro e un tetto sopra la testa.
Erano i gemelli alla Fortezza.
Erano nemici, amici per la pelle e innamorati.
Erano l’uno il complemento dell’altra, e viceversa.
Erano, e non sono, perché quel legame più forte del sangue che gli univa si è perso, insieme a lui.
In questo modo Valentina decide di iniziare il suo romanzo, buttandoci subito contro la cruda verità che avremo sempre in mente durante tutti i tuffi nel passato di Bea: la loro è una storia d’amore ruvida e complicata, senza un lieto fine a coronare una felicità mai presente.
L’autrice lascia sempre una nota di malinconia tra le righe che ha la velocità di un colpo di pistola. Il suo modo di scrivere è deciso, duro e reale. Rapisce. Leggendo questo suo romanzo sembra di immergersi tra le pagine, di vivere, sentire e provare ciò si sta leggendo, in modo così profondo finendo con l’essere completamente travolti.
La scrittrice descrive attraverso gli occhi, distaccati dalla politica, di Beatrice e Alfredo il degrado che gli circonda, la voglia di ribellarsi che Valentina attribuisce ai due le permette di parlare degli anni
ricchi di paura, in cui ha collocato il romanzo, in modo freddo e distante. Così come avrebbero fatto davvero se fossero realmente esistiti.
“C’era lui che tremava di freddo, c’ero io con il naso e la bocca pieni di sangue che si andava asciugando, e quel cotone bianco che assorbiva tutto il male che gli avevo fatto e l’immobilità con cui accettavo di essere un mostro, un mostro con gli occhi spalancati e la testa tirata indietro, con le lacrime che scendevano sulle tempie per andare a nascondersi tra i capelli, un mostro che adesso piangeva come non aveva mai pianto in vita sua.”
Il rumore dei tuoi passi tratta temi forti come la dipendenza da droghe, la violenza, la morte e l’aborto senza nessuna censura, quindi se le storie in cui regnano drammi e dolore non sono nella vostra natura, non ve lo consiglio perché non farebbe assolutamente per voi. Se invece cercate un libro straripante di emozioni che lascino il segno e che facciano riflettere su tematiche di cui abbiamo dimostrazioni davanti agli occhi ogni giorno, fa al caso vostro.