Perché

“Perché?”, domanda che  durante l’assemblea d’istituto del 23 di Aprile ho sentito parecchie volte. Chi, cinico, si chiedeva quale fosse il bisogno di creare delle felpe di istituto, chi si è chiesto perché proprio una felpa e non una t-shirt e infine chi, come me, e tanti altri, è rimasto incredulo dalle scelte stilistiche.

Per quanto riguarda l’ultimo aspetto, la nostra rappresentante di istituto nel numero di Marzo ci disse che “Per quanto riguarda l’aspetto estetico che queste felpe avranno, ci è stato consigliato di rivolgerci a persone competenti in campo grafico e della moda, per evitare di  ottenere risultati di bassa qualità.”, ma, per onor di cronaca, ho il dovere di dirvi che il design non è stato fatto professionalmente, bensì è stato realizzato da uno dei rappresentanti stessi.

Il tentativo era chiaro, quello di dare un’impronta di campus americano, da cui prende anche il nome del progetto Campus Alessandrini (l’apertura pomeridiana della scuola per attività di studio libero e assistito). Lo rende evidente il colore scelto, un bordeaux, il posizionamento delle grafiche (il logo sulla parte destra del torace e il disegno in foto sul retro) e la scelta del taglio della felpa stessa. Anche il font avrebbe dovuto essere di ispirazione college, ma il risultato è stato un stile un po’ Spongebob misto anni ‘90, nel pieno furore di WordArt. A stonare con le scritte vi è anche il logo stesso, pensato per utilizzi più tecnici, per essere apposto su carta intestata, e non per essere impresso su un abito.

Naturalmente ciò può piacere o no, ma si presenta un problema di fondo: è stata una decisione scorretta nei nostri confronti.

La grafica avrebbe potuto essere scelta in due modi: o richiedendo a un professionista la realizzazione, oppure, come per il logo di istituto, proporre un bando agli studenti, o al limite, proporre al corpo studentesco una serie di grafiche e farne scegliere una.

L’ultima soluzione non è assolutamente nulla di nuovo e irrealizzabile, i dati sono facilmente raccoglibili grazie a moltissimi siti come Moduli Google o strawpool.it. In tal modo la scelta sarebbe stata giusta e avrebbe coinvolto tutti, senza aver quel retrogusto di lo ha fatto il fratello del cuggino”.

 

È stata una cattiva scelta quella di non produrre delle t-shirt? Sicuramente. Se con le felpe gli ordini sono stati 370, con le magliette sarebbero state il doppio, per via della loro natura particolarmente easy.

I ricavi purtroppo coprono solamente il costo delle spese effettuate per produrle. A mio parere è una scelta discutibile, che ha snaturato l’intero progetto: sovraprezzandole anche solo di 1€ avremmo potuto ricavare utile per finanziare la festa di fine, o una qualsiasi attività. Inoltre la presidenza si era resa disponibile a coprire una parte dei costi, ma ciò avrebbe richiesto tempo.

Adottando le soluzione proposte in questo articolo i tempi probabilmente si sarebbero allungati, rimandando la commercializzazione all’anno prossimo. Un sacrificio accettabile, in favore di una qualità del prodotto migliore, e magari della ricerca di un venditore, o di un contratto, più conveniente. Sì, più conveniente, dato siamo in molti a trovare il prezzo alto per una felpa in poliestere (15€).

Nonostante ciò faccio comunque un plauso ai rappresentanti, che sono riusciti a far apprezzare a 370 di voi questa iniziativa.