Non farti influenzare !

Il 21 ottobre 2016 è venuto a trovarci, nel nostro istituto, Don Claudio Burgio, un prete a capo della comunità di ragazzi del carcere minorile “C. Beccaria” di Milano. Il suo ruolo, all’interno della comunità, è quello di rendere il carcere per minori non solo punitivo, ma anche un percorso di educazione per i ragazzi perché una volta usciti dovranno reinserirsi nella società e nel mondo del lavoro provando a diventare persone responsabili, conscie delle azioni che compiono e, soprattutto, non devono conservare, per quanto possibile, traumi psicologici dovuti alla dura vita del carcere minorile.

Don Claudio si occupa di circa 50 ragazzi, lui vive con loro, li fa riflettere sulle loro azioni, sa essere anche severo in caso di discussioni o azioni sbagliate da parte della sua comunità, il suo scopo è far capire ai ragazzi che nella vita è possibile sbagliare, il confine tra legalità ed illegalità è davvero molto sottile, può bastare solo una cattiva compagnia per arrivare a commettere i più svariati tipi di reati, dallo spaccio, alla rapina,al furto, e, molto più raramente, l’omicidio.

Insieme a Don Burgio sono intervenuti due ragazzi che sono attualmente inseriti in una fase di rieducazione e formazione dopo essere stati portati al “Beccaria”: Massimiliano e Ian.

cluadio

Massimiliano è un ragazzo pavese che nel racconto si è soffermato su un punto a mio avviso drammatico: l’apparenza. La maggior parte delle persone nota subito una maglietta di marca, o l’iphone 7, o un bell’orologio, avere questi oggetti “preziosi” nella società attuale ti pone su un piedistallo, la gente ti adora perché vede che hai stile, hai soldi, hai tutto ciò che di materiale si può avere. Massimiliano tutto questo non poteva permetterselo, avendo 6 fratelli e una condizione economica disagiata, e divenne  quindi il classico “sfigato”, ciò che lui odiava, “sfigato”, quella parola che non fa dormire di notte tante persone nel 2016. Per non essere considerati “sfigati” oramai si è disposti a tutto, anche se in realtà tutti siamo tutti un po’ sfigati, nessuno ha tutto nella vita, e quel che manca non sempre può essere riempito con oggetti. Massimiliano cominciò a spacciare, e  subito divenne un “figo”:  tutti erano suoi “amici”, fino a che fu sorpreso dai Carabinieri in casa sua durante la notte, e fu subito portato via e poi messo in carcere al Beccaria, dove non ricevette neanche una lettera dai suoi nuovi amici. Fu costretto a non poter più uscire e a tagliare tutti i rapporti col mondo esterno.

Ian invece è un ragazzo bergamasco di origine russa, da piccolo fu abbandonato dalla famiglia e poi adottato da una famiglia italiana. Come Massimiliano era in una situazione disagiata, iniziò a frequentare strane compagnie che lo fecero entrare nel giro della droga, cominciò a spacciare, fu anche lui rintracciato e mandato in un riformatorio a Bergamo, dal quale riuscì a scappare due volte. Alla fine fu portato anche lui al “Beccaria” a Milano. Nelle sue parole si evince la sofferenza: non riusciva a rimanere chiuso in un carcere, ma non era riuscito nemmeno a non farsi condizionare dalla società.

Entrambi i ragazzi adesso sono consapevoli dell’errore e nei loro occhi ho visto tanta voglia di riscatto, il consiglio datoci è stato quello di pensare bene prima di agire, prima o poi tutto viene a galla e i tempi diventano duri, per davvero.