L’Odio non ferma i conflitti

In classe, durante l’ora di religione, abbiamo visto un video in cui Valentina Petrini, una giornalista italiana, partendo dalla città Greca di Idomeni, si univa a un gruppo di profughi siriani che cercavano di raggiungere il Nord Europa.
Una cosa che ho subito pensato è stata che noi discutiamo della loro situazione in televisione o anche semplicemente nelle nostre case, senza sapere veramente cosa provino queste persone. Nel video si vedono persone che camminano da giorni, attraversando frontiere, muri di filo spinato e a volte dovendo anche pagare moltissimo un semplice passaggio in macchina. Secondo me bisognerebbe tenere molto più conto di quello che succede attorno a noi e non fermarci a discuterne in un’aula di parlamento o in uno studio televisivo. Le parole non bastano, come non basta costruire un muro di filo spinato fra uno stato e l’altro. Queste persone scappano dalla morte, e chi non ha paura di morire? Forse solo quei pazzi che si fanno saltare in aria per “il volere di Allah”.
Da noi si è molto diffusa l’idea che queste persone siano tutti fanatici, ladri o criminali di altro genere ed è soprattutto per questo che molti sono diffidenti nei loro confronti. In realtà, bisognerebbe superare questa idea, anche se non è facile perché è più comodo puntare il dito contro qualcuno che cercare di farlo integrare il più possibile in una società.
Anche i fatti di Parigi hanno colpito, penso, tutti noi. Quello che è successo sarebbe benissimo potuto succedere in qualunque città italiana e nella sala, dove si è tenuto il concerto, potevamo esserci noi.
La cosa che mi ha colpito di più è stata la reazione che hanno avuto i francesi dopo gli attentati: non si sono lasciati sconfiggere dalla paura, anche se era molta, si sono stretti attorno alle famiglie delle vittime e si sono uniti contro i terroristi.
Il pensiero di Antoine Leiris, marito di una delle vittime è straordinario perché dice che i terroristi non avranno mai né il suo odio né quello del loro bambino. Secondo me è molto difficile, se non impossibile, non odiare chi ha ucciso la propria moglie e la propria mamma. Io non ne sarei capace, li odierei con tutta me stessa pur sapendo che l’odio pian piano mi consumerebbe.
Un’altra cosa che mi ha colpito molto è stato il discorso che Alberto Solesin, il papà di Valeria Solesin, la ragazza italiana morta durante gli attentati, ha fatto prima dei suoi funerali. Ha detto che la cerimonia sarebbe stata laica ma che comunque sarebbero state ben accette le rappresentanze di ogni religione, compresa la religione musulmana.
Quest’uomo non disprezza tutti i musulmani ma riconosce che è colpa di un gruppo di pazzi che non hanno rispetto per le opinioni, le credenze e il modo di vivere di persone con una cultura diversa dalla loro.
Il lato positivo di questi attentati (c’è sempre bisogno di trovarne uno) è stata la reazione dell’Europa e del mondo: non i bombardamenti aerei in Siria da parte della Russia, ma la reazione di tutte le persone. Moltissime nazioni hanno mostrato la propria solidarietà sia esponendo la bandiera francese, sia inviando degli aiuti.