Ladri Di Libri

No, non avete letto male, non si tratta né del libro oscar nel 2014 ‘’Storia di una ladra di libri’’ , né del più recente ‘’Ladro di libri’’: si tratta di  Ladri di libri, giallo della collana Sonda scritto da Azouz Begag del 1993.

Il libro parla di un ragazzo ai primi anni delle superiori e inizia trattando di suo padre, operaio sottopagato e poco presente. Dopo le prime 3/4 pagine racconta però un momento ben preciso: la morte del padre. Il ragazzo rimane molto turbato dall’evento. Lui che prima voleva studiare e diventare un filosofo, ora vuole solo diventare ricco, non gli importa più della scuola, vuole fare soldi e velocemente e decide di frequentare 3 ragazzi che purtroppo lo portano sulla cattiva strada, fino al loro primo ‘colpo’ insieme.

I tre ragazzi sono molto iconici, rappresentano tre tipi di personalità che vengono spesso associate alla criminalità: un bulletto, un portoricano e il loro capo. Sono personaggi stereotipati al massimo, infatti non vengono approfonditi dall’autore che preferisce invece soffermarsi sulla coscienza del nostro giovane ladro, perseguitato dal senso di colpa ad ogni tentativo di infrangere le regole.

L’ambientazione è confusa, non viene mai specificato dove ci troviamo, anche se si intuisce che si tratti della Francia o di una sua qualche colonia, visto che la madre, di provenienza spagnola, non conosce la lingua. Neanche il periodo storico è ben definito  ma probabilmente si aggira tra gli anni ’80 e ’90.

Per chi, come me, ha un brutto rapporto con un genitore, questo libro è ‘strano’ perché vedere una persona così tanto legata ad entrambi i genitori e la sua reazione e decisione radicale che cambia il suo stile di vita rende il racconto quasi di fantasia, anche se la parola  adatta che potremmo dare a questa fase del libro è “weird”.  Del padre in realtà si parla molto poco, giusto le prime 5 pagine, ed anche in modo ‘lagnoso’, quasi proprio perché il ragazzo inizia a chiudersi ed, invece di pensare a sopravvivere a questa situazione, ci affoga dentro e pensa solo a quello che suo padre non ha avuto e che ,di conseguenza, lo porterà a vivere la stessa vita del padre nel caso non diventasse ricco e non bloccasse il circolo vizioso in cui è entrato. Nonostante la trama iniziale sia abbastanza depressiva, il libro di per sé è molto bello e fa parecchio riflettere.

Il libro mi è piaciuto parecchio, per la prima volta un tema così triste viene affrontato in un modo così ‘crudo e semplice’ , senza però scioccare il giovane lettore a cui è rivolto questo racconto, facendolo invece incuriosire sul futuro del figlio ‘prediletto’ che fino a quel momento si era dimostrato un ragazzo intellettuale e  con dei principi ben saldi, anche se a quanto pare non abbastanza.

Non è un libro per tutti, perché chi non sa apprezzare la lettura e non le permette di andare in profondità troverà questo libro solo noioso e depressivo.