Io sono un taxi

Due settimane fa ho deciso di leggere “io sono un taxi”(2007) di Deborah Ellis (canadese), scrittrice per ragazzi, pacifista e assistente sociale perché, avendo l’autrice lavorato a numerosi progetti di sostegno in varie parti del mondo (Africa, Europa orientale, ecc.) , mi dà quasi la certezza che in realtà non si tratti di un semplice romanzo di fantasia. Rappresenta insomma la possibilità di conoscere cosa succede in un altro paese, senza censure e/o filtri.

Ci troviamo in Bolivia: Diego, dodici anni, vive nella prigione femminile di Cochabamba.

I suoi genitori sono stati arrestati tre anni fa perché, durante una perquisizione su un pullman, sono stati ritrovati dei pacchetti di coca sotto ai loro sedili.

Suo padre è detenuto nella prigione maschile, dove vive anche il suo migliore amico Mando.

In prigione tutto ha un prezzo e  per aiutare la sua famiglia Diego lavora come “taxi”, facendo cioè delle commissioni fuori dal carcere per le detenute. Non guadagna molto e quando i pochi spicci non bastano più Diego viene convinto dall’amico ad accettare insieme un misterioso lavoro fuori città di una settimana, che promette un notevole compenso, un letto e un pasto caldo, anche se si rivelerà un lavoro molto diverso da quello che i due si aspettavano…

Deborah Ellis, autrice del Libro

Il libro mi è piaciuto parecchio e sono contenta di poter dire che non è un “semplice libro per ragazzi”, perché è molto più profondo di così; è un romanzo di attualità e che, nonostante sia rivolto ad un pubblico giovane, decide di non raccontare una storia felice, ma una storia di vita reale, con persone che soffrono e altre che muoiono.

Una cosa che non mi è piaciuta sono stati i personaggi; in generale non sono molto caratterizzati visto che, in realtà, ci sono pochi personaggi importanti o presenti per tutto il racconto. Oltre ai due ragazzi incontriamo il loro capo, un uomo molto particolare e quasi in conflitto con sé stesso, forse per i suoi desideri giovanili in contrasto a ciò che invece è diventato.

Un punto a favore del libro sono le ambientazioni, soprattutto la giungla; è descritta in modo meticoloso e se, durante la lettura, provate ad ascoltare i suoni della natura, la narrazione, quasi per magia, vi permette di  immedesimarvi a livelli quasi surreali.

Non ci credete? Bè, provate e smentitemi!

«La volta sopra di lui era verde e rigogliosa, e lui si sentì piccolo rispetto alle felci, insignificante tra quegli alberi che crescevano e crescevano fino al cielo. […] Nel prato si muovevano grosse nuvole colorate. Farfalle giganti di colore azzurro, altre più piccole rosse e gialle, altre ancora con le ali violette si sollevavano in volo dall’erba mentre lui vi passava attraverso.»