Il Pianista

Il Pianista, film del 2002 diretto da Roman Polański, è stato quello scelto per essere proiettato simultaneamente in tutte classi dal nostro istituto, in occasione della Giornata della Memoria.

Questo lungometraggio è tratto da una storia vera e inoltre nel 2003 ha vinto tre premi Oscar: Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista e Miglior Sceneggiatura Non Originale. Nonostante sia uno dei numerosissimi film a tema “olocausto”, il Pianista riesce a distinguersi. Ciò perché la pellicola non è incentrata sulla condizione dei prigionieri rinchiusi nei campi di concentramento, bensì sul mettere in luce un altro aspetto: la vita di coloro che sono riusciti a sfuggire ad essi, nel particolare la vita del pianista ebreo Wladyslaw Szpilman, interpretato da Andrien Brody, costretto a nascondersi in una decadente e sfiorita Varsavia, dopo l’invasione tedesca

Tuttavia il film non si apre mostrando questo scenario. Infatti è diviso in due parti: una prima  incentrata sullo sviluppo delle leggi razziali in Polonia, e ciò che comporteranno per gli ebrei e per la famiglia Szpilman, e una seconda parte dove vengono narrate le vicende del protagonista rimasto solo, costretto a rifugiarsi, nascondersi ma soprattutto a combattere per la sopravvivenza.

Polanski, come peraltro già fece Spielberg con Shinder’s List, è bravissimo nel rappresentare il fattore psicologico delle persone ebree di fronte al terribile fenomeno dell’olocausto. Essi sono dapprima increduli, fatalmente convinti che tutto ciò non potrà arrivare alle estreme tragiche conseguenze. Poi, con il peggiorare degli eventi, subentra un senso di disorientamento ed una assoluta incapacità di comprendere quale debba essere l’atteggiamento giusto per cercare di salvare la propria vita e quella dei propri cari. In realtà, ci si rende conto, che non esiste una soluzione, una via di uscita, perché di fronte alla cieca brutalità delle teorie naziste non esiste un granello di ragione che possa far inceppare l’inumano meccanismo.

Il Pianista è un film potente. È capace di trasmettere numerose emozioni, quali tristezza, empatia, adrenalina, ansia ma soprattutto è stato capace di mostrare l’altra faccia della vita degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, quelli fortunati.

I film sulla Shoah che mostrano ciò sono veramente pochi e mettono realmente in evidenza la crudeltà delle leggi razziali, di come la parte di popolo col giusto sangue abbia reagito ad esse e dell’evidente povertà causata dalla guerra. Proprio per questo motivo personalmente trovo ottimo questo film, dato che mostra qualcosa di diverso, e colpisce il fatto che si tratti una storia vera, tanto che, subito dopo la fine della guerra,

lo stesso Szpilman ne trasse un romanzo autobiografico, che riporta lo stesso titolo di questa pellicola. Colpisce perché rende molto vicina la storia, che non si tratta solamente di un copione scritto ad hoc.

Per molti la riproduzione di questo film nelle nostre aule può essere stato un pretesto per scaldare il banco”, ma poco importa, l’importante è che sia stata proposta ed attuata l’iniziativa, che si sia voluta commemorare questa Giornata della Memoria, per non dimenticare, ed evitare che qualcosa di simile accada di nuovo