Death Parade – Benvenuti al Quindecim

Scritto e diretto da Yuzuru Tachikawa, Death Parade è un anime prodotto dallo studio d’animazione giapponese Madhouse e trasmesso in Italia dalla piattaforma di streaming gratuito VVVID.

La serie è stata pubblicata nel 2015 ed è basata su un cortometraggio, Death Billiards, uscito due anni prima, ed è composta da 12 episodi. Le sigle di apertura e chiusura sono, rispettivamente, Flyers di Bradio (una indie-rock band giapponese) e Last Theater dei NoisyCell (una rock band sempre giapponese), che non dispiaceranno agli amanti del genere. C’è da notare che l’umore dell’opening è praticamente l’opposto di quello generale dell’anime, dando la sensazione di essere fuori luogo, o meglio, che voglia confondere gli spettatori riguardo il tono della serie.

L’anime è ambientato in un mondo immaginario che si trova in un limbo tra la vita terrestre e quella dell’aldilà. Qui appariranno le anime degli esseri umani in seguito alla loro morte, prive di memoria della loro vita passata, pronte per essere giudicate in un misterioso bar, dove la sentenza sarà emessa dal barista stesso. Come? Attraverso il Death Game al quale le persone saranno costrette a partecipare. Tramite le azioni da loro svolte durante il gioco, il giudice dovrà arrivare ad un verdetto: destinarle all’Inferno, quindi finire nel vuoto per l’eternità, o in Paradiso, ovvero essere rimandate sulla Terra per essere reincarnate in un’altra forma di vita. Il nostro barman principale sarà Decim e al suo fianco troveremo una ragazza senza nemmeno il ricordo del suo nome, che sarà la sua assistente durante i giochi.

La serie è caratterizzata da disegni ben fatti e animazioni fluide, con una cura particolare anche per i dettagli, le quali hanno reso l’ambientazione ancora più intrigante e misteriosa, sposandosi perfettamente con la soundtrack, a mio parere perfettamente attinente ad ogni situazione, e ad una trama per niente noiosa.
I primi 10 episodi sono autoconclusivi, presentano i personaggi e immergono gli spettatori nel background della serie, offrendo ogni volta spunti di riflessione sull’animo umano, sul valore della morte e della vita attraverso storie che potrebbero essere le stesse di una qualsiasi persona reale, avvicinando così il pubblico ai protagonisti come se fossero conoscenti, o amici. Si può dire quindi che lo sviluppo vero e proprio dell’anime sia “solo” negli ultimi due episodi. Tra virgolette perché nonostante la trama si sia evoluta in così poche puntate, esse sono state le più ricche e le più immediate a livello di emozioni, per chi ha avuto piacere nel guardarle. Ciò va a discapito della produzione dato che lascia l’impressione che il vero e proprio anime si svolga in questi ultimi due episodi, lasciandoci quasi con un cliffhanger.
Purtroppo la Madhouse non ha rilasciato nessuna dichiarazione su un’ipotetica seconda stagione,  ma si spera che ci sia un continuo della prima serie per trasformare in punti gli interrogativi che il brevissimo primo capitolo di Death Parade ci ha lasciato.