Cosa sta accadendo in Siria, spiegato semplicemente

Potrebbe stupire molti ma, nonostante l’ISIS sia stato sconfitto, in Siria la guerra c’è ancora. E negli ultimi giorni si è complicata a causa dell’attacco della Turchia di Erdogan ai danni dei Curdi stanziati al confine tra Siria e Turchia. Ma chi sono i Curdi?  Ebbene, i Curdi sono un popolo senza una Nazione: fin dalla fine della prima guerra mondiale il Kurdistan, ovvero lo Stato che avrebbe dovuto ospitare questa popolazione, è stato più volte promesso ma mai creato. Il risultato è che più di 40 milioni di persone che parlano la stessa lingua e si riconoscono appartenenti ad uno stesso popolo si trovano divise tra quattro territori: Turchia, Siria, Iran e Iraq.

Mappa che mostra le zone abitate dai curdi nel mondo.

La mappa realizzata da “The Kurdish Project” mostra la distribuzione della popolazione curda in Medio Oriente.

Per alcuni di questi Stati, Turchia in primis, la presenza di una parte della popolazione non integrata, sia linguisticamente che culturalmente, rappresenta una minaccia all’unità nazionale. Per questo motivo, in particolare modo in Turchia  da diversi anni la popolazione curda viene minacciata e discriminata nel tentativo coatto di integrarla con la forza.

Tra le Nazioni citate, la Turchia è anche quella che ospita più Curdi: ben 18 milioni di persone. Ed è da diversi anni che il governo turco, guidato dal presidente Erdogan, discrimina e combatte anche con la forza la popolazione curda, bollando come terroristi i suoi componenti e incarcerando i loro rappresentanti politici, spesso senza alcuna prova.

Il ritiro da quella che è considerata da Trump una guerra inutile ha di fatto dato il permesso al Presidente turco di attaccare le occupazioni curde nel nord della Siria, giustificando il gesto come un tentativo di creare una zona sicura nel quale spostare oltre 2 milioni di rifugiati siriani presenti in Turchia.

Secondo l’ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, il più famoso centro di studi geopolitici in Italia, le motivazioni dell’attacco turco sono in realtà principalmente tre: impedire la creazione di una regione autonoma curda in Siria; combattare il consenso interno in Turchia, messo in grave crisi dalle politiche dispotiche di Erdogan e cambiare gli equilibri politici nell’est del Paese. C’è chi sostiene però, come il Vicario Apostolico di Aleppo mons. Georges, che il vero obiettivo di Erdogan sia continuare una vera e propria pulizia etnica e religiosa, e che tra le file dei miliziani turchi combattano gruppi jihadisti che stanno letteralmente giustiziando civili curdi e cristiani secondo modalità non differenti da quelle usate dall’ISIS, fatto confermato anche da Amnesty International.

Secondo i rappresentanti curdi l’operazione è l’ennesimo gesto del governo turco atto ad aggredire le milizie che controllano l’area: il controllo curdo del territorio potrebbe infatti portare alla creazione del Kurdistan, fatto che la Turchia bolla come tentativo di destabilizzare il suo potere. Ora che gli Americani hanno abbandonato il campo di battaglia, l’esercito turco non rischia di ferirne i soldati americani e può quindi bombardare l’area.

La pericolosità dell’attacco è stata riconosciuta anche dall’Unione Europea, la cui responsabile per la politica estera Federica Mogherini ha condannato il gesto che la Turchia ha intrapreso e chiesto di fermare immediatamente l’attacco. Parole di dissenso sono giunte anche da altre potenze dell’area, come l’Iran, mentre appaiono più equivoche, almeno per il momento, le posizioni di Russia e Lega Araba.

La stessa Unione Europea è però sotto ricatto dal presidente turco: il paese guidato da Erdogan, a seguito di accordi stipulati con la stessa Commissione Europea, da cui negli scorsi anni ha ricevuto anche tre miliardi di euro per gestire l’emergenza umanitaria, ospita più di 3 milioni di rifugiati siriani fermati nel tentativo di raggiungere l’Europa. Ora il governo turco minaccia di rilasciare i rifugiati nel caso l’Unione ostacoli l’attacco, potenzialmente creando una crisi senza precedenti nel sistema di accoglienza Europeo e nella società tutta.

Trump, invece, minaccia pesanti sanzioni economiche nei confronti della Turchia nel caso (citando testualmente le sue parole) “facciano qualcosa che io, nella mia insuperabile saggezza, consideri essere off-limits”, ma di fatto condanna i curdi, sostenendo, con una battuta di pessimo gusto, che il loro popolo non ha aiutato gli americani nella Seconda Guerra Mondiale.

Tutto questo è però una fase in una guerra, quella Siriana, che prosegue incessante da più di otto anni. Otto anni che hanno portato alla morte di mezzo milione di persone. Otto anni che hanno portato allo sfollamento di sei milioni di individui. Otto anni.

NdR Mentre andiamo in stampa, il presidente Trump ha ottenuto, seppur con modi non convenzionali, una tregua da Erdogan.

Per approfondimenti: https://www.open.online/temi/siria/

 

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