Catalogna: che succede?

Per capire ciò che sta succedendo oggi in Catalogna è necessario ricordare che nel 2010 il Tribunale Costituzionale della Spagna. Al tempo decise di non portare avanti una riforma che era stata promessa e che avrebbe concesso più autonomia e più fondi alla regione della Catalogna, che però già gode di un’autonomia nemmeno paragonabile rispetto a quella presente nelle nostre regioni a statuto speciale, infatti la Catalogna per esempio possiede un proprio governo e una proprio corpo di polizia. I partiti tradizionali spagnoli reagirono naturalmente con entusiasmo alla decisione e hanno cominciato a radunare firme e organizzare cortei contro la riforma, per rendere chiara la loro posizione.

Da quel momento è successo qualcosa di insolito: molti catalani moderati si sono sentiti esterni ed espulsi dalla Spagna, ma soprattutto hanno cominciato a considerare i grandi partiti una minaccia per la Catalogna, che da sempre chiede più autonomia legislativa, economica e sociale, che non significa indipendenza.

La sfiducia dei catalani nei confronti della Spagna, intesa come governo spagnolo, non verso gli abitanti spagnoli, è cresciuta sempre più fino al punto che negli ultimissimi anni il parlamento regionale è diventato a maggioranza favorevole all’indipendenza ed esso ha provato a ottenere un accordo con Madrid, ma il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy non ha mai ascoltato le richieste dei catalani anche per il fatto che la Catalogna è la regione più ricca di tutta la Spagna e quindi in teoria non avrebbe bisogno di ulteriori fondi.

In seguito i politici catalani hanno provato a organizzare insieme allo stato centrale un referendum per l’indipendenza, cioè per staccarsi del tutto dalla Spagna e creare uno Stato autonomo, così come fece la Scozia nel 2014, ma il governo di Madrid anche in questo caso ha definito “illegale” un referendum di questo tipo, infatti la Costituzione spagnola non lo prevede ed essa è stata firmata anche dai catalani all’epoca, quindi la richiesta catalana risulta illegittima, ma il rifiuto di indire un referendum ha fatto aumentare ancora di più la sfiducia che è sfociata nel referendum non autorizzato di domenica 1 ottobre in cui i catalani hanno votato per l’indipendenza con oltre il 90% di favorevoli, ma c’é da sottolineare che la consultazione non era stata autorizzata e che l’affluenza è stata poco superiore al 50%, quindi metà della popolazione non è andata a votare, il referendum è stato organizzata dalla regione catalana senza l’autorizzazione del governo, quindi si ha un risultato chiaro, che è la voglia di indipendenza di circa metà dei catalani, ma è vero anche che non essendo legale il referendum, la conta delle schede nessuno sa se è avvenuta regolarmente, emblematica la foto di un uomo che si è fotografato mentre votava in 5 seggi diversi.

 

Inoltre è da dire che il governo spagnolo ha fatto una brutta figura aglio occhi del mondo, i media hanno trasmessa la violenza della polizia su persone che alla fine stavano solo esprimendo la loro opinione, forse sarebbe stato più opportuno riuscire ad aprire un dialogo tra le parti piuttosto che provocare 1000 feriti solo a Barcellona e un enorme caos.

Va ricordato comunque che l’autodeterminazione dei popoli è un principio sacro, lo affermarono anche Churchill e Roosevel negli anni della Seconda Guerra mondiale , uno Stato democratico perché ha leggi che dichiarano incostituzionale un referendum del genere?

Probabilmente per il fatto che se si concede l’indipendenza alla Catalogna poi si potrebbe scatenare un effetto domino in tutta Europa, i movimenti indipendentisti avrebbero un precedente a cui affidarsi e rendere più forte la loro posizione, l’Europa potrebbe frammentarsi e l’UE magari anche dissolversi se questi “nuovi” Paesi decidessero di rimanerne fuori.

Dopo il referendum il presidente catalano ha deciso di provare ad intraprendere nuovamente un dialogo con il presidente Rajoy per trovare un accordo tra le parti per evitare nuove tensioni, la situazione è in continuo aggiornamento, nei prossimi mesi si avrà una situazione più chiara.