ANALISI E COMMENTO DEL VERSO “Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore”

Il verso “Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore” è tratto da Inferno 1, primo canto della Commedia di Dante, nel quale egli narra di essersi perso nella selva oscura, luogo insidioso, nel quale, prima, delle belve ostacoleranno il suo cammino e, successivamente, egli incontrerà Virgilio, al quale rivolge queste parole. 

È quindi fondamentale, al fine di capire cosa intende Dante, conoscere il significato delle parole, ma anche capire chi fu Virgilio per Dante stesso. 

È evidente che quest’ultimo stimi Virgilio e apprezzi i suoi scritti, tanto da studiarne vari a memoria, citarli spesso nella Commedia e utilizzare il primo dei due termini attribuiti a Virgilio, “maestro”, che sottolinea quanto egli abbia insegnato a Dante e quanto lo abbia ispirato; è, tuttavia, l’altro termine, “autore”, a dimostrare che Dante, personalmente, è cresciuto leggendo Virgilio e, di conseguenza, che i suoi scritti non si riflettono solo sugli scritti di Dante, bensì sulla sua visione del mondo e sulla sua vita. 

Un aspetto altrettanto importante è la distanza che vi fu tra Dante e Virgilio nella realtà, una distanza temporale che potrebbe portare Dante a idealizzare la figura di Virgilio, eppure, le lodi a egli rivolte non lo riguardano personalmente. Riguardano ciò che le sue opere hanno trasmesso a Dante, sia per la sua crescita individuale, sia per lo sviluppo del suo stile di scrittura. 

È proprio in questo che, a mio modo di vedere, si trova il senso di quelle parole: Dante riconosce l’importanza degli scritti di Virgilio per sé e per la sua passione. Tuttavia, Virgilio, non essendo contemporaneo di Dante, non esercita un’influenza diretta. Dante conosce le opere di Virgilio perché trasmesse nel tempo ed è da ciò che queste significano per lui che trae ispirazione. Questo è il fulcro. 

Se dovessi pensare a chi definire come mio “maestro e autore”, quindi, non citerei un contemporaneo, né qualcuno di cui ho una visione idealizzata, bensì un autore del passato che, indirettamente, mi ha trasmesso qualcosa tramite opere da cui traggo ispirazione e, facendo riferimento a una mia passione, la musica, e, nello specifico, ai compositori del passato che più mi hanno lasciato qualcosa, non posso astenermi dal citare Chopin, non perché non ritenga la tecnica di altri, come Bach o Mozart, di livello quantomeno pari al suo, bensì perché ogni suo brano, dai più semplici agli studi virtuosistici, ha lasciato in me una traccia o, per meglio dire, un segno, che si riflette su come compongo, spesso prendendo spunto per quanto riguarda l’armonia, e su come suono, ma anche sulla mia sensibilità al di là dell’ambito musicale. 

La musica non è la mia sola grande passione e Chopin non è l’unico autore a influenzarmi, ma ritengo che le parole da Dante utilizzate si addicano nello specifico a un grande autore del passato, già noto, al quale si attribuisce, in parte, merito per la propria crescita personale e artistica, il che implica che vi sia un legame da come si interpreta la disciplina artistica di riferimento, per Dante la scrittura, per me la musica, che ritengo uno dei più eleganti mezzi per unire tecnica ed espressione, nonché uno dei migliori, se non il migliore, per trasmettere emozioni. 

Leonardo Preda